Maggio 2019 – Inizia un nuovo corso di robotica educativa. La robotica educativa è un approccio ludico per approcciarsi in modo pratico al mondo dei robot, della programmazione e in generale all’apprendimento delle materie tecniche. Ricercare ed applicare algoritmi risolutivi di un problema e testarne immediatamente la riuscita: in questo l’uso dei robot aiuta i ragazzi a evidenziare la procedura applicata, testando la bontà delle scelte fatte, coltivando e sviluppando le strategie risolutive del pensiero computazionale.
Già alla fine degli anni ’60 Seymour Papert introdusse la prima versione di LOGO, il software di programmazione della tartarughina pensato proprio come strumento per l’apprendimento e nel 1971 scrisse un articolo chiamato “Venti cose da fare con un computer”, dove il computer viene presentato soprattutto come una macchina per simulare e come ambiente di apprendimento che aiuta a costruirsi nuove idee. Il punto fondamentale di Papert è che devono essere gli studenti a “comandare” il computer e non viceversa ed è per questo che ha sviluppato il suo famoso linguaggio, usando una tartaruga giocattolo virtuale che poteva esser programmata. Lo scopo della robotica educativa pertanto, diventa quello di trovare strumenti ludici tecnologicamente appetibili che rendano i bambini soggetti attivi nella ”costruzione” della propria conoscenza. È dimostrato che la robotica è capace di stimolare sia la sfera dell’intelligenza cognitiva che quella affettiva degli alunni e di portare motivazione attiva nei bambini. La robotica, con l’indispensabile mediazione dell’insegnante, si rivela un contesto ottimale in cui il “sapere” e il “saper fare” si coniugano per raggiungere obiettivi formativi e didattici.
La robotica è altresì uno strumento straordinario per motivare ed incentivare gli apprendimenti, che consente di padroneggiare un linguaggio di programmazione convinti che si tratti solo di regole per giocare. Un altro aspetto molto importante è la correzione e la gestione dell’errore (debugging), legato strettamente alla risoluzione dei problemi (inserire la giusta sequenza di istruzioni per poter compiere un’azione) e in quest’ottica colto non in maniera penalizzante, ma come sfida ulteriore per la risoluzione. L’errore nella progettazione o nella programmazione del robot non crea sconforto nei bambini ma attiva in loro la voglia della sfida; si sentono stimolati a rivedere in modo più approfondito i propri ragionamenti e i risultati che ne derivano, senza sentirsi giudicati o messi alla prova. Privilegiando per sua natura il lavoro pratico, la robotica in classe favorisce l’apprendimento attivo dell’approccio per competenze, privilegiando la cooperazione, l’apprendimento per scoperta e il problem solving e coinvolgendo anche il docente in maniera attiva come guida e supporto al lavoro autonomo dei ragazzi. Proprio per l’importanza che riveste l’avvio al pensiero computazionale, è bene iniziare da prestissimo, possibilmente fin dalla scuola dell’infanzia. Da parte del docente, la sfida sta nell’applicare il metodo procedurale ed algoritmico anche nelle materie meno scientifiche, come quelle letterarie.