E se in ospedale oltre al parere di uno specialista si potesse avere anche quello di un programma di intelligenza artificiale? La domanda non è completamente surreale, stando agli ultimi sviluppi pubblicati da Google su un progetto chiamato «cervello medico». Un algoritmo che si avvale di una rete neurale tecnologica, una forma di intelligenza artificiale in grado di prevedere, quasi con certezza, la morte o meno di una persona nel giorno successivo alla sua analisi. Inserendo nel programma alcuni dati del paziente, può dire quanto tempo rimarrà in ospedale, se e quando morirà e se la malattia potrà avere delle ricadute in futuro. La rete neurale, sostengono da Google, aggiorna col tempo le previsioni, a seconda delle condizioni del malato, molto più velocemente e in modo più accurato di quanto farebbe un medico umano.
Un aiuto per i medici
Il cervello medico non vuole sostituire la figura del medico specialista. Il suo ruolo tra le corsie sarà quello di dare un valido supporto ai dottori, che avendo delle diagnosi accurate in tempi ridotti, potranno dedicare maggiore attenzione alla cura dei malati. «Oggi, infatti, circa l’80 per cento delle visite nei reparti si concentra sulla compilazione di cartelle, più che all’accertamento reale delle condizioni fisiche del ricoverato», ha spiegato Nigam Shah, parte del team che ha condotto lo studio pubblicato sulla rivista Nature a inizio maggio. Inoltre le spese per avere analisi e screen sono molto alti. Grazie al programma di Google, invece, i medici potrebbero dimenticarsi della parte burocratica del lavoro, avere dei riscontri precisi (del 10 per cento in più rispetto a quelli tradizionali) e attivarsi nel caso ci fosse pericolo di morte imminente.
L’algoritmo prende in considerazione età, sesso, genere, condizioni cliniche del paziente e segni vitali del malato. Una volta raccolti i dati, questi vengono incrociati e il cervello riuscirebbe a dare, con il 95 per cento di accuratezza, una risposta sulle probabilità o meno della morte del paziente nelle successive 24 ore. Inoltre, vengono date delle proiezioni su probabili ricoveri futuri nell’arco di un mese. Il programma è stato testato su 216.221 adulti, con la raccolta di 46 miliardi di punti di rilevamento. Lo studio non è stato convalidato dalle autorità americane, ma da Google assicurano che le conclusioni sono entusiasmanti. «Quando entra in ospedale, il malato vuole sapere cosa gli accadrà, ha mille domande — chiarisce Alvin Rajkomar, uno dei medici coinvolti nel paper —. Il lavoro dell’AI è proprio questo, dare delle previsioni per il futuro».
Negli ospedali «tra qualche anno»
Grazie ai risultati ottimali avuti dai test, ora il team di Google vuole iniziare la produzione commerciale dell’algoritmo. «Finalmente hanno trovato un’applicazione dell’AI che ha uno scopo commerciale», ha riferito un membro del team, che però poi ha sottolineato che ci vorranno ancora anni prima di completare il progetto. L’uso dell’intelligenza artificiale in diversi ambiti è sempre stato uno degli obiettivi di Alphabet, la holding di cui fa parte Google, e l’approdo del cervello medico negli ospedali di tutto il mondo potrebbe essere il primo grande passo. Non mancano però le voci controcorrente: un dipendente di Big G, che non ha voluto essere identificato, ha dichiarato a Bloomberg che il programma a volte non prende in considerazione dei dati fondamentali del paziente, come quelli relativi a interventi passati.